Quando cuciniamo la prima cosa che desideriamo è che sia buono.
Ovvero che l’abbinamento degli Ingredienti Scelti ti porti al gusto che hai immaginato e che l’effetto visivo renda il tutto equilibrato e vivo.
Tuttavia se parliamo di buono non possiamo tralasciare il senso del gusto, che spesso viene identificato tout court con il sapore di ciò che assaggiamo o prepariamo.
Abbiamo chiesto ai nostri cuochi ma anche a semplici amatori cosa intendono per buono e la risposta non cambia: il cibo è buono se gustoso, sano, fresco e che fa stare bene.
E’ chiaro che nel caso di voi futuri o attuali professionisti del food, la proposta culinaria diventa o si spera diventi trasposizione di un preciso pensiero.
Innegabile che oggi il concetto di buono sia estremamente ampio e di certo legato al sapore del cibo che in quel momento stiamo degustando.
Cosa è il sapore?
Non è altro che una caratteristica intrinseca dell’alimento strettamente dipendente dalla sua composizione chimica frutto della combinazione di solo cinque sensazioni fondamentali: dolce, acido, salato, amaro ed umami ( di cui parleremo in un prossimo articolo).
Preparare un cibo buono implica quindi una conoscenza completa degli Ingredienti presenti nella nostra dispensa.
Proprietà nutrizionali, origini, legami con il territorio, abbinamenti con altri cibi o ingredienti, preferenze dei miei futuri ospiti e soprattutto sicuro ( Food safety).
Se è buono possiamo mangiarlo spesso.
Fa bene alla salute e al benessere generale sia per chi predilige un approccio di piacere e chi di controllo, chi ancora usa il cibo come una medicina e chi come stile di vita.
Nessun paradosso dunque tra cibo buono e cibo cattivo.
Semplicemente soggettività del gusto e riscoperta di sensazioni nuove, date da una ricerca più approfondita dell’ Ingrediente scelto in dispensa.
E allora, dopo l’umami, si potrebbe pensare a certificare un sesto ed inimitabile sapore, tutto Made in Italy.
Che dite?
Parola di cuoco!